Sentire il battito cardiaco all’altezza del timpano è la manifestazione più ricorrente di acufene pulsante, una condizione che – di norma – non è direttamente collegata ad una patologia del sistema uditivo, anche se altera le capacità d’ascolto e, di conseguenza, la quotidianità.

A differenza delle altre forme di acufene, non si tratta di un fischio o un ronzio persistente: in questi casi, il tinnito segue un ritmo cadenzato che ricorda, appunto, la pulsazione del cuore o del respiro. E che dipende da una condizione oggettiva, riconducibile soprattutto ad un’alterazione del flusso sanguigno, ma non solo.

Esistono due principali tipologie di acufene pulsante: una di origine arteriosa, l’altra, più rara, di origine respiratoria. Infatti, la maggior parte delle manifestazioni di acufene pulsante fanno riferimento alla prima categoria ed è stato ipotizzato che le pulsazioni arteriose vengano trasmesse alla coclea attraverso il liquido cerebrospinale. Invece, per quanto riguarda le pulsazioni tramite vie aeree, l’opinione diffusa è che l’insolita percezione dei suoni respiratori derivi da un’alterazione della tromba di Eustachio.  

A queste due tipologie, si affianca l’acufene pseudo-pulsante, ovvero un acufene pulsante che non è sincrono né con il battito cardiaco, né con la respirazione, ma è di origine muscolare.

Le principali cause dell’acufene pulsante

Alla base dell’insorgenza di acufene pulsante possono esserci diverse ragioni. Le cause più ricorrenti sono legate a disfunzioni cardiache, stenosi o altre patologie che interessano i vasi sanguigni, oltre ad ulteriori fattori di rischio correlati allo stile di vita, tra cui:

  • ipertensione endocranica benigna;
  • malformazione di Chiari;
  • bulbo giugulare alto;
  • tumori del Glomo;
  • anomalie vascolari congenite;
  • morbo di Paget;
  • compressione microvascolare;
  • stress, ipertensione e alimentazione scorretta.

L’acufene pulsante sincrono con il battito cardiaco sembra essere correlato a cause arteriose, a differenza di quello sincrono con la respirazione che spesso risulta riconducibile a cause venose. Tuttavia, non è sempre possibile trovare una causa specifica per le pulsazioni. 

Diagnosi 

Risonanza magnetica, angiografia classica e TC (tomografia computerizzata) sono i principali strumenti utilizzati dagli esperti per riscontrare o meno la presenza di acufene pulsante.

Ai primi sintomi, si consiglia di rivolgersi al proprio medico di base che, qualora lo ritenesse opportuno, potrebbe indirizzarvi verso una visita specialistica.

Possibili rimedi

I rimedi sono variabili e dipendono soprattutto dalle cause. Qualche volta può essere sufficiente un trattamento con farmaci, qualche altra volta potrebbe essere richiesto un intervento chirurgico. Invece, in altre circostanze può risultare molto utile l’utilizzo degli apparecchi acustici che, appositamente configurati, possono alleviare il tinnito.

Altri possibili approcci riabilitativi possono essere rappresentati da trattamenti psicologici e la TRT (Tinnitus Retraining Therapy), conosciuta anche come “terapia del suono”, che aiuta a ridurre la percezione degli acufeni attraverso una stimolazione acustica mirata a “rieducare” il cervello.     

Ad ogni modo, c’è da preoccuparsi in caso di acufene pulsante?

È impossibile dare una risposta sempre valida a prescindere dalla valutazione dei singoli casi. In linea generale, non bisogna mai sottovalutare problemi che interessano l’udito, anche quando possono sembrare di lieve entità perché potrebbero celare qualcosa di più insidioso per la salute.

In questi casi, farsi visitare da uno specialista è l’unica cosa da fare per sgomberare la mente da qualsiasi preoccupazione ingiustificata.