Com’è noto, l’età che avanza si configura come la principale causa di perdita uditiva (presbiacusia) seguita da esposizione prolungata ai rumori (ipoacusia da rumore), traumi cranici, predisposizione genetica e assunzione di farmaci ototossici.
Di conseguenza, l’ipoacusia è inevitabilmente una condizione più ricorrente tra gli anziani, anche se negli ultimi anni l’età media delle persone vulnerabili ai problemi di udito si sta sensibilmente abbassando, complici alcune abitudini avverse alla salute uditiva tra cui sedentarietà, alimentazione squilibrata e utilizzo eccessivo di dispositivi auricolari a volume spropositato.
Tra le ripercussioni più tangibili della convivenza con problemi di udito emerge senz’altro la difficoltà che si riscontra nelle conversazioni, in particolar modo quando l’ambiente d’ascolto è disturbato da rumori di sottofondo. Queste difficoltà contribuiscono a gettare la persona ipoacusica nello sconforto, con conseguenze anche pesanti per il benessere mentale.
L’impatto, spesso, risulta ancora più invalidante per le persone anziane, le cui difficoltà nella comprensione del parlato contribuiscono a farle sentire isolate, “fuori dal mondo”, oltre che stimolare quel processo di declino cognitivo alla base di malattie neurodegenerative (demenza senile).
Incentivare una persona anziana ad indossare apparecchi acustici può essere, quindi, una buona idea proprio per avvicinarla nuovamente alle persone e alle situazioni intorno a sé grazie ad una ritrovata comprensione del parlato.
Ma è davvero così? Uno studio ha provato a rispondere.
Anziani e comprensione del parlato: uno studio sul ruolo degli apparecchi acustici
Non è chiaro se l’uso di apparecchi acustici negli anziani possa migliorare la percezione del parlato nel tempo, ecco perché un team di studiosi dell’Università di Haifa, in Israele, ha raccolto gli esiti 12 studi (dopo averne esaminati oltre 6 mila) sull’argomento, pubblicando le proprie osservazioni sulla rivista International Journal of Audiology.
“Sono stati esclusi gli studi senza controlli, gli studi in cui i partecipanti e i controlli sono stati testati in un solo momento, senza follow-up e senza misure di pre-adattamento, o quando le misure dei risultati non includevano misure del linguaggio”, questa la precisazione degli autori sui criteri di selezione.
Risultati dello studio
In 9 dei 12 studi analizzati, gli apparecchi acustici hanno migliorato la plasticità cerebrale legata alle funzioni uditive e, di conseguenza, la comprensione del parlato negli anziani.
“I risultati suggeriscono miglioramenti indotti dall’amplificazione nella percezione del parlato nel tempo, ma i risultati dovrebbero essere interpretati con cautela perché i miglioramenti complessivi erano piccoli e la qualità degli studi era moderata”, concludono gli autori.
Indipendentemente dai benefici riscontrati per la comprensione del parlato anche per gli anziani, gli apparecchi acustici durante la terza età possono essere estremamente importanti per migliorare la qualità di vita e preservare la salute delle persone con debolezza uditiva.